Potremmo definire la qualità alpinistica della Sezione Grigne quasi "genetica"...
Il più attivo fondatore e primo presidente della sezione fu infatti Gino Carugati, Accademico del CAI e protagonista, nei primi anni del secolo scorso, di molte imprese importanti nelle Dolomiti, nelle Alpi ed in Grigna.
Dalle cronache dell'epoca Caugati emerge come grande alpinista, fisicamente forte e tecnicamente capace, in grado di leggere le pareti e di intuire soluzioni che per molti rimanevano impraticabili. Un altro grande alpinista della sua epoca, Antonio Berti, disse di lui che era "arguto e cocciuto"; per lui è stato scritto "la difficoltà era uno stimolo al cimento, un invito alla prova". Ed in effetti, chiunque legga le relazioni delle via aperte dal Carugati e le testimonianze di chi era con lui nota immediatamente la costanza. con cui tentò e ritento le ascensioni che gli diedero fama e che ancor oggi suscitano ammirazione, se si pensa che risalgono agli inizi del 900, quando le conoscenze, l'equipaggiamento, i materiali e le possibilità di muoversi erano limitate.
Dice Saglio nel 1937 sulla via Carugati al Sasso Cavallo o spigolo sud-ovest (via aperta nel settembre del 1910 - 400m, III, IV, V+ un tratto, 15 tiri): itinerario sui generis, dovizioso di ciuffi erbosi e di placche poverissime di appigli, che rendono l’arrampicata molto difficile e infida. La roccia però si mostra subito scarsa d’appigli e poco solida; v’è anche una lastra – non proprio verticale e non proprio liscia, ma con appigli buoni per le lucertole – che va… trattata con delicatezza. Quel che viene dopo è meno duro di quanto parrebbe; un leggero strapiombo, che sembrava dovesse intimarci il nec plus ultra, si vince senza difficoltà, grazie a un appiglio: uno solo, ma ben messo. Un primo chiodo da parete entra in funzione per rendermi più facile un passaggio; ma, poiché non è indispensabile, Giorgio lo toglie: non bisogna esser prodighi in chiodi, quest’oggi.
Ricordiamo inoltre l'impresa compiuta nel 1908 sulla parete est del Baffelan, nelle Piccole Dolomiti, dai coniugi Gino e Maria Carugati e da Antonio Berti, autore della famosa Guida delle Dolomiti Orientali.
Nel maggio di quell'anno, con un paio di tentativi, i tre riuscirono a giungere a metà parete, superando il difficile passaggio iniziale conformato a camino, la cosidetta canna Carugati; quindi discesero lasciando una corda fissa. Al loro ritorno la corda era scomparsa; decisero comunque di salire per un'altra via e, con quasi duecento metri di corda, di calarsi dalla vetta. L'impresa, sotto lo sguardo di montanari e doganieri sdraiatisi sui prati a godersi lo spettacolo, riuscì, ma lasciò ai tre alpinisti l'amaro in bocca: 'Eravamo discesi; dovevamo risalire'.
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